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Gli addetti alle consegne a domicilio, per lo più stranieri, nel Biellese lavorano per ristoranti e fast food con problemi di retribuzione, orari e fisco  "Ci battiamo per un contratto collettivo" Sembravano una prerogativa delle metropoli. Ma oggi anche Biella vede circolare i rider, termine mutuato dall'inglese che definisce gli addetti alle consegne a domicilio di cibi pronti. E facile riconoscerli: si spostano su biciclette, spesso a pedalata assistita per superare meno faticosamente i falsopiani nostrani, e portano sulle spalle enormi zaini quadrati, con il logo e i colori dell'azienda per la quale lavorano. La Cgil venerdì scorso è andata a cercarli, appostan dosi davanti ai fast food del la città, con un mazzetto di volantini in mano. Erano scritti in due lingue, in italiano e in inglese «perché come spiega Diego Fucci della Filt Cgil la maggior parte di loro è di origine straniera».

Il messaggio? Un'offerta di contatto per conoscere i propri diritti, per essere certi che la paga ricevuta sia equa, per avere aiuto per le pratiche fiscali e di soggiorno. «Si sono mostrati subito interessati di- ce Fucci Il loro problema più impellente è il fisco». Sul contratto e le condizioni di lavoro, invece, la trattativa non può che essere a un livello più alto: «Ci battiamo perché questa nuova categoria abbia le garanzie di un contratto collettivo dice Diego Fucci -. Per ora solo una delle aziende del comparto ha firmato un accordo con i sindacati. Le altre ancora no». L'eccezione è Just Eat, una delle tre presenti nel Biellese insieme a Glovo e Deliveroo. In tre impiegano una trentina di fattorini. Il loro guadagno? Varia, e parecchio, in base al numero di chiamate ricevute e alle ore di disponibilità: una ricerca del 2021 aveva quantificato in 839 euro la paga media mensile. Glovo, per esempio, non scende sotto i 10 euro lordi a ora lavorata, Deliveroo arriva a un minimo di 11. Il concetto di «ora lavorata» è importante: il tempo si calcola dal momento in cui viene ricevuta la chiamata fino a quello della consegna.

L'attesa è gratis. I fattorini per i ristoranti esistono da anni. Qualsiasi take away di cucina cinese, per esempio, si è dotato da tempo di un addetto alle consegne a domicilio, possibilmente italiano, per superare la barriera della lingua anche nella banale lettura del cartello di una via. Dalla pandemia qualcosa è cambiato: «Le richieste si sono moltiplicate dice il sindacalista biellese e le nuove aziende che ricevono gli ordini via telefonino sono arrivate anche nel Biellese». Ma la tipologia professionale è talmente nuova che se ne occupano due comparti della Cgil: quella dei trasporti, la Filt, con cui Just Eat ha firmato l'accordo nazionale, quella per le nuove identità di lavoro, la Nidil, per le altre società. «La nostra missione, in ogni caso, è farci conoscere e aiutarli», dice Diego Fucci pensando ai rider e alle loro biciclette, per la maggior parte giovani, lontani da casa e con un contratto traballante da collaboratori esterni.  Solo Just Eat ha firmato un accordo con i sindacati, le altre aziende ancora no